di Roberto PECCHIOLI
I tempi corrono a velocità sovrumana, transumana, postumana. Sfidiamo chiunque a
giudicare la realtà con i criteri di cinque, massimo dieci anni fa. L’uomo normale non
riesce a seguire il ciclone tecnoscientifico ed antropologico promosso dalla classe dirigente
della porzione di mondo detta Occidente. Dromocrazia, potere della velocità, e la
sensazione che la megamacchina vada per conto suo e il movimento sia diventato, come in
fisica, in fine velocior. O forse no, qualcuno – un’oligarchia piccola ma decisa, capace di
muoversi all’unisono- muove le pedine con sapienza in vista di un obiettivo. Il fine non può
essere altro che la perpetuazione del dominio attraverso un salto antropologico teso a
cambiare la specie umana trasformandola in qualcos’altro: il progetto transumano e
postumano delle élite.
Viviamo – come nelle malattie- la fase acuta; il processo è talmente avanzato e organizzato
che la maggioranza nemmeno si avvede di ciò che accade non attorno, ma dentro di lei. La
corsa incede verso la riconfigurazione in una asfissiante uguaglianza per equivalenza,
postulata a priori, dunque indiscutibile. Alain De Benoist l’ha chiamata “ideolo … [continua a leggere ..]
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