
In trincea, sempre pronto a rintuzzare l’assalto del nemico o a passare all’attacco, circondato dalla morte, dalla sofferenza e dall’assurdità della guerra; ogni istante è una scommessa con il destino.
Sugli involucri delle pallottole, su foglietti, “cartoline in franchigia, margini di vecchi giornali, spazi bianchi di care lettere ricevute” e poi su un taccuino scrive. Scrive versi vibranti e intrisi di vita.
In una condizione terribile, Ungaretti scrive. Perché? Perché scrivere è per lui un’urgenza, una necessità.
“Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo nuovo, … [continua a leggere ..]
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